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Fosforo

by Matteo Fiorino

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1.
Gengis Khan 04:55
Sotto Gengis Khan non c’era ancora il nucleare l’economia da liberare, poteva anche andare peggio potevi essere mia madre e stare ancora con mio padre lasciarlo cedere all’ amore senza poterti lamentare Sotto Gengis Khan, mentre la pioggia dissetava la gioventù non contestava, poteva anche andare peggio potevo nascere più saggio E avere una storia che duri per sempre che parta da aprile, non da novembre che parta da aprile, non da novembre della tua fatalità, della tua sensualità, della tua verginità sotto Gengis Khan Dal Sessantasei, col dilagare degli affanni accumulavi senza danni la mora per le aspettative che non pagherai, ma non cercare di cambiarmi ne tantomeno di adottarmi, ti toccherà sostituirmi con i tuoi dischi degli U2 Cercavo una storia che duri per sempre che parta da aprile, non da novembre che parta da aprile, non da novembre della tua fatalità, della tua sensualità, della tua verginità sotto Gengis Khan
2.
Cristiano convertiti alla vita impara a contare con le dita i dopocena spesi senza meta a indovinare intimi di seta fra i portici di una città che muore sciogliendo il ghiaccio dentro al tuo bicchiere. Cristiano convertiti alla vita impara a contare con le dita le splendide occasioni rifiutate di amori drastici come l'estate che torna prima o poi ma non riporta lo stesso mazzo ne le stesse carte. Cristiano incrocia le tue dita convertiti, convertiti alla vita se canti contro vento un madrigale senza timore di essere banale non sarai più quel timido narciso che ruba in ogni sguardo il proprio viso. Quanto è costato e costerà il tempo di uno sguardo e via? La tua anemia, la tua melanconia. Che non c'è spazio mai per calcolo, disegno o strategia, e non c'è astuzia dentro la poesia.
3.
Un cubo 04:12
Noi eravamo un cubo che conteneva amore con quattro lati uguali, due poster verticali, le doghe orizzontali E al buio tu ti illuminavi al buio tu mi illuminavi al buio tu mi illuminavi al buio tu ti illuminavi Ma un giorno scese il dubbio, si estese più del mare divise in parti uguali le doghe orizzontali, i poster verticali e i quattro lati uguali E al buio tu ti allontanavi al buio tu mi allontanavi al buio tu mi allontanavi al buio tu ti allontanavi Fra noi hai messo un tubo, fatico a respirare se provo a immaginare quei poster verticali vederti rifiorire curando nuovi mali su doghe orizzontali E nemmeno con il sole ritornavi nemmeno più col sole ritornavi nemmeno con il sole ritornavi nemmeno più col sole
4.
Darmo 04:23
Filosofo poeta, tu che valuti la decadenza dalle canzoni estive che ti urtano l’intelligenza se a decretar la fine di un cantante siamo tutti buoni a seminare oblio tra le classifiche saranno i tuoni Quando arriverà metà ottobre qua Non ci conoscevamo ma nell’odio ero già tuo fratello il giorno in cui la falce arruginita decimò il martello lasciando l’era postmoderna libera di intorpidire col carnevale delle ideologie la rabbia che rimane Quando arriverà metà ottobre qua ci cancellerà come un’alluvione Resisteremo a palchi in cui gli applausi sono merce rare Alle imboscate introspettive che ci attendono la sera Al freddo, al buio, al frigo vuoto della scena sotterranea Almeno fino a che la giovinezza ci sarà coetanea Ma prima devi far lo sforzo e perdonare chi si vanta Di essere cresciuto con la musica degli anni Ottanta Se è vero che la storia si ripete come le alluvioni È tempo di rimetter la camicia dentro i pantaloni Quando arriverà metà ottobre qua ci cancellerà, ci rieducherà Quando arriverà metà ottobre qua ci cancellerà come un’alluvione come un’alluvione, come un’alluvione
5.
Calcide 05:08
Negli occhi avevi la bufera nel cuore una galera con dentro tutti noi Dieci anni almeno abbiam scontato per un bicchiere vuoto al banco degli eroi La notte ha teso le imboscate ha dato due mandate e chiuso fuori noi Che rimaniamo ancora svegli a barattar consigli che seguiremo mai Non è più tempo di ascoltare un Socrate volgare ai tavoli di un bar Ma non dar torto a chi ti narra galleggia anche la terra a camminar in mar E se a Calcide vedrai la notte fermo all'ancora pregando che qualcun altro segua le tue rotte che vantaggio avrà la tua libertà? Fuggivo il patto che ci stringe il vento che mi spinge me l'hai soffiato tu Per perdonarci le altre sere davanti ad un bicchiere non tarderemo più Quando a Calcide vedrò la notte fermo all'ancora prometto che smetterò di praticare il sonno come sciopero, come sperpero o sabotaggio
6.
Come invidio le persone senza cuore che fan finta di esser sole in ascensore che se uccidono non cambiano l’umore che non cercano ma trovano l’amore, l‘amore Non più nulla, non più nulla, nulla più tanto più per tanto meno, tanto tu per parlare hai simulato una virtù per parlare hai delegato un bel tabù un bel tabù, un bel tabù Finalmente son riuscito a misurare lo svantaggio guadagnato nell’amore non ho più nessun bisogno di spiegare come invidio le persone senza cuore amore, amore, amore, amore, amore Come invidio le persone senza cuore che se uccidono non cambiano colore che fan finta di esser sole in ascensore che non cercano ma trovano l’amore, l’amore, l’amore amore, amore, amore
7.
San Giuseppe 04:12
Non ti fidare più di chi incontri a San Giuseppe più stringerà la mano più abita lontano Non ti ho rivisto più fin dai tempi in cui la notte durava un giorno intero se riscaldavi il nero e nasceva un’altra festa su misura per chi resta Non mi aspettavo più di incontrarti a San Giuseppe che come tutti sanno peggiora di anno in anno peggiora anche di più la paura di fuggire mi tiene incatenato a un vento vellutato poco adatto per salpare, tanto meno per volare E tu, che hai trentanni e due gemelli un altro taglio di capelli e una donna non di qui Tu, mi sorridi e ti congedi sei caduto ancora in piedi sei passato al piano B Non mi rimane più che aspettarti a San Giuseppe per stringerti la mano e ricordarti piano che ti riporta qui l’ansia della primavera ma il marzo di quest’anno ricorda già l’autunno il marzo di quest’anno ricorda già l’autunno il marzo di quest’anno ricorda già l’autunno
8.
Fosforo 06:24
Di che morte morrò? Se di morte violenta oppure no? La pressione che aumenta o per il fosforo nel dentifricio sarà forse quello che diranno in ufficio Per consolare quei colleghi che non riescono a smettere di fumare e ripetono che di qualcosa si deve morire ma respirano sempre col naso Di che morte morrò? Che attenzione sociale riscuoterò per il mio funerale? Rimpiangeranno quello che non ero Mi dipingeranno un po meno severo Per torturare quei parenti che in fondo non seppero mai perdonare La mia scarsa attitudine a fingere di meritare I regali che scarto a Natale Se mi impegnerò ancora un po‘ faccio ancora in tempo a morire giovane benché sia già relativamente giovane chi mi accetta già da vivo e perdona già da vivo non riuscirà a farsene una ragione darà la colpa a tutto persino al cortisone per poi infamare le comparse pagate dal tempo solo per respirare e vagare imperterrite il sabato in zona pedonale attirate dall’ultima pallida fiera comunale ma inibite dal telegiornale inibite dal telegiornale
9.

about

A tre anni dal disco d’esordio “Il masochismo provoca dipendenza” (Frivola Records / A Buzz Supreme), Matteo Fiorino torna in scena con “Fosforo”, un album prodotto da Phonarchia Dischi. “Fosforo è una parola di origine greca (phosphoros) e significa portatore di luce. Le conseguenze delle nostre azioni ci illuminano sempre in maniera lampante, come fulmini o fiammiferi. Questo disco contiene tracce di fosforo, come i fiammiferi, gli esplosivi e i dentifrici.”

Fosforo è un viaggio senza mappa, un’attesa errante, consumata in nove tappe tra Bologna, La Spezia e i mari della Grecia, nella schiavitù della propria libertà.
L’amore, l’amicizia e la morte sono i temi che ricorrono come echi lontani di un vissuto alla deriva, condizione ben nota a Fiorino, che per mestiere naviga tutte le estati: “il mare continua ad essere il luogo dove mi sento più quieto, dato che è in continua agitazione come lo sono io, e rimane anche l’unico luogo che io conosca dove esiste soltanto il presente, un solo e continuo tempo presente.”

Nell’artwork dell’album, realizzato da Giacomo Laser (suo anche il videoclip del singolo “Gengis Khan”) la natura viva fotografata del retro dialoga con la natura morta dipinta in copertina, opera dello stesso Fiorino: “le nature morte sono autoritratti e viceversa, lo scopo è sempre quello di immortalare la caducità della vita, della propria. A dire il vero non dipingo mai niente, Giacomo Laser mi ha fatto dipingere con l’inganno: mi ha detto che dovevo farlo a scopo curativo.”

Prodotto artisticamente da Nicola Baronti, Fosforo è suonato da Matteo Fiorino, Lidio Chericoni (Shiva Bakta) e Matteo Sideri (Tegu), con la partecipazione di IOSONOUNCANE, Etruschi from Lakota, Ottone Pesante, Calvino e tanti altri. Distaccandosi dalle sonorità folk ’70 del primo album, Nicola Baronti apre la ricerca musicale di Fiorino a un respiro internazionale, in un continuo rimando tra black music, psichedelia, progressive, jazz ed elettronica. Un insieme di sonorità rivela le nuove geometrie compositive tracciate da Fiorino, che abbandona l’ironia vernacolare del primo album per una scrittura più sobria, asciutta e sarcastica: “sarcasmo e arte ci salveranno dal declino dell’umanità.”

credits

released January 6, 2018

Tutti brani sono scritti da Matteo Fiorino eccetto “Galleggia anche la Terra” (Matteo Fiorino – Lidio Chericoni)
Produzione artistica: Nicola Baronti
Assistente di produzione: Saiara Pedrazzi
Assistente di studio: Simone Sandrucci
Registrato e missato da Nicola Baronti presso La Tana del Bianconiglio Recording Studio di Peccioli (PI)
Masterizzato da Lino Sestini presso Magnetic Bull Mastering Studio di Pontedera (PI)
Artwork: Giacomo Laser
Press: Sfera Cubica


Matteo Fiorino: voce, chitarre
Lidio Chericoni: pianoforte, piano elettrico, tastiere, synth
Matteo Sideri: batteria
Nicola Baronti: tastiere, basso elettrico, percussioni, cori, sampling, beats

Jacopo Incani (Iosonouncane): voce, percussioni, mellotron, arpeggiatore, cori (2)
Pietro Marini (Etruschi from Lakota): chitarra classica (7), chitarra acustica (8)
Simone Sandrucci (Etruschi from Lakota): chitarra elettrica (1,6), ukulele (4)
Ignazio Alayza: viola (5,8,9)
Diego Piscitelli: contrabbasso (5,6,9)
Francesco Bucci (Ottone Pesante): trombone (2,3,9)
Paolo Raineri (Ottone Pesante): tromba (2,3,9)
Giulio Arfinengo: marimba (5,8,9)
Virginia Monteverdi: cori (3,7)
Michela Messina: cori (3,7)
Saiara Pedrazzi: cori (6,7)
Niccolò Lavelli (Calvino): cori (5), commenti (8)

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Matteo Fiorino La Spezia, Italy

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